Colazione a letto e coincidenze (o del senso odierno della parola “studiare” e del monitoraggio della conversazione on line per l’aggiornamento professionale)

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Colazione a letto e coincidenze (o del senso odierno della parola “studiare” e del monitoraggio della conversazione on line per l’aggiornamento professionale)

Una volta a settimana, può essere il sabato oppure la domenica, mi piace fare colazione a letto. Leggendo qua e là vedo cosa mi sono persa della conversazione on line durante la settimana, quando il ritmo del lavoro impone di concentrarsi e permette solo un’occhiata ai social media. Ovviamente non ha senso mettere un like a qualcosa di quattro giorni prima, ma recupero molte segnalazioni interessanti, spunti favolosi, contenuti per l’aggiornamento, materiali per i progetti che ho in corso. Il verbo che uso per descrivere tutto questo è “studiare”.

In queste navigate pigre leggo sempre il blog di Elasti (sì, non ho figli e leggo “Non solo mamma”) e oggi mi è successa una cosa strana: il 27 marzo scrive su qualcosa che io chiamo polarizzazione, un mondo diviso in due tra chi segue e chi no i tanti mondi che parlano, condividono, innovano:

(…) elastigirl ha avuto l’impressione – e non per la prima volta – che il mondo si divida in due: chi sta dentro e chi sta fuori, chi da una parte e chi dall’altra, chi è integrato e chi resiste, chi si perde e chi no, chi è risucchiato e chi chiude la porta e le tende.

Esattamente lo stesso giorno mi sono trovata a discutere della stessa cosa con un amico-collega-molto-bravo-ma-anche-molto-scollegato e mi sono chiesta, come Elasti, se ha senso il mio di comportamento. Decantavo il crowdsourcing, cercavo di spiegargli quanto fosse importante per il nostro lavoro mantenere un adeguato osservatorio sulla conversazione on line, ad esempio utilizzare Twitter, “fare il giro del mattino”  o “la navigata tranquilla del sabato mattino” come procedura standard di aggiornamento. Lo vedevo poco convinto, diviso tra la fiducia che ha in me e la difficoltà di capire la differenza tra chiedere a Google e chiedere agli amici o semplicemente chiedere in giro; gli facevo esempi concreti di come oggi il sapere sia aereo e condiviso, comune e liquido nel suo evolversi, non sempre ufficiale e convenzionale. Accennavo al caso di @damte e al suo mitico curriculum come se dovesse averlo visto per forza e poi mi ricordavo che non vede nulla di quello che faccio on line, tranne, forse, Linkedin. Gli spiegavo che, naturalmente, la gente che ascolti dice anche che è in coda, dal medico, che sta mangiando cacio e pepe, oppure che sta pranzando da Peppino, ma che anche questo fa parte del gioco (prima o poi uscendo a Carugate mi fermerò a mangiare da Peppino) e sono le stesse persone che poi condividono e rilanciano contenuti preziosissimi. Tentavo, insomma, di spiegargli che “Internet non esiste” (cit)

Prima coincidenza: la conversazione avveniva tra le dieci e mezzanotte del 27/03/2012, Elasti ha postato lo stesso giorno alle 22.46.

Seconda coincidenza: la conversazione era terminata con l’idea di una sessione in comune entro pochi giorni per mostrargli come si studia online, dal mattino seguente il corpo del mio amico giace prostrato da improvviso virus.