Sei mesi dopo la pubblicazione dell’approfondimento “Conversazione su Singapore” ciò che abbiamo appreso sinora è che Singapore è stata una tra le più importanti best practice nella gestione del Covid-19 e uno tra gli attori internazionali più rilevanti di tutto il 2020. Non solo il Paese ha potuto mettere in campo sistemi e automatismi per reagire tempestivamente alla pandemia, ma si è riconfermato anche tra le economie più competitive del mondo. Con tali prospettive, i singaporeani non temono nemmeno la scarsità di risorse agroalimentari con una popolazione che sta lentamente crescendo: dopo il progetto del quartiere verde di Tengah avviato nel 2016, il 2021 darà vita a nuove opportunità nella frontiera agri-tech.
L’agri-tech (o agricoltura 4.0) è la frontiera dell’agroalimentare fondata su un approccio che integri il digitale per studiare soluzioni innovative anti-spreco e di miglioramento dei raccolti. Come riporta Il Sole 24 Ore, il settore è attivo da circa dieci anni e ha attratto oltre 65 miliardi di euro, con più di 5.348 imprese, 4500 operatori e un tasso di crescita del 42% annuale. Nonostante la contrazione generale dei mercati nel 2020, l’agri-tech ha continuato la sua espansione con 17 miliardi di euro investiti.
Tra le tecniche di coltivazione più diffuse in questo ambito, il vertical farming rappresenta uno dei settori di maggior interesse. Caratterizzata da coltivazioni al chiuso e della luce artificiale, i vantaggi di tale metodo riguardano non solo la riduzione di spazio rispetto alle tecniche tradizionali, ma anche la sua riproducibilità pressocché ovunque e in qualsiasi momento, dato che le condizioni atmosferiche esterne vengono replicate all’interno dell’ambiente di coltivazione, assicurando un completo controllo sul processo. Inoltre, oltre alla riduzione sensibile di agenti chimici e di impiego d’acqua, ad essere ottimizzati sono anche i costi di trasporto e di logistica. Investire nello sviluppo dell’agricoltura high-tech è prioritario, dal momento che ogni anno il pianeta perde una porzione di terra coltivabile e che il consumo delle attività agricole pesa il 40% della superficie terrestre. A questo proposito, il 25 settembre 2015 veniva firmata da 193 Paesi delle Nazioni Unite l’Agenda 2030, un piano d’azione messo a punto per realizzare 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile mondiale, segnando un ulteriore passo verso il ripensamento del settore agroalimentare.
Orientarsi verso nuovi approcci è sempre più rilevante anche per le città e per il fenomeno di incremento demografico a cui assistono: l’obiettivo è quindi far prendere forma a smart cities, più innovative, connesse e autosufficienti.
Tra le metropoli più avanzate nell’ambito del food-tech, Singapore rappresenta da molti anni un incubatore di rilevanza internazionale, con una decisa linea d’azione nell’innovazione tecnologica. Si è stimato che l’Asia attraverserà un incremento di popolazione rilevante nei prossimi 10 anni; in tale contesto, Singapore importa attualmente circa il 90% degli alimenti, facendo emergere la criticità della catena di approvvigionamento. Un altro sistema di compensazione delle necessità avviene attraverso l’impiego e il controllo delle aziende agricole (o attraverso l’agricoltura contrattuale). Tuttavia, tali misure non bastano per far fronte allo scenario futuro. Per questo motivo, il governo ha deciso di intraprendere la strada dell’autosufficienza con un obiettivo ben preciso: produrre il 30% del fabbisogno nutritivo entro il 2030 (30 by 30). Attraverso esperti di settore, il governo ha condotto missioni Oltreoceano per estendere i paesi d’importazione, che ad oggi sono oltre 170. Singapore ambisce dunque a controllare la qualità e la filiera agroalimentare, prevenendo quindi un’eventuale limitazione di scorte.
L’azione concreta di Singapore rispetto il mondo agritech si realizzerà definitivamente nel secondo quadrimestre del 2021 con il progetto Agri-Food Innovation Park a Sungei Kadut, che prevede la costruzione di un parco della dimensione di 33 campi da calcio concepito per essere centro di ricerca e sviluppo dell’agricoltura high-tech. La portata dell’iniziativa ha un respiro internazionale: sono sette i co-investitori, locali e globali, i quali hanno attratto oltre 90 milioni di dollari per espandere il progetto a partire dal 2019, oltre all’aiuto del governo di Singapore, che ha stanziato 144 milioni di dollari per sostenere la produzione urbana e sostenibile di cibo.
Quali sono quindi le nuove opportunità che si prospettano per start up e PMI? Innovazione e imprenditoria nelle aree della catena alimentare del futuro offrono forti elementi di attrattività per il mercato: dall’ITC, fintech, analytics, gestione dei rifiuti, mondo del packaging, ricerca e sviluppo sulle specie animali e vegetali.
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