Marketing e internazionalizzazione: ampi spazi di miglioramento a New York

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Marketing e internazionalizzazione: ampi spazi di miglioramento a New York

Giornate molto pensierose nella Grande Mela, sarà che ieri pioveva fortissimo e sembrava che la terrazza dell’Hudson Hotel dovesse allagarsi da un momento all’altro. I pensieri riguardano:

  • non c’è un modo più integrato e coordinato di fare promozione all’estero? L’iniziativa alla quale prendo parte sta andando discretamente, ma parlando con gli operatori si ha l’impressione che ogni giorno ci sia una iniziativa diversa e i vari soggetti (aziende, istituzioni, servizi) si muovano più in sovrapposizione che facendo squadra. Ho fatto una domanda al Console a questo proposito e ha sospirato profondamente. Magari era solo perchè era sofferente per un incidente di sci (aveva un tutore a una gamba). La mia impressione: ampi spazi di miglioramento (cit.).
  • come può sopravvivere una realtà come l’Hudson Hotel? La mia mente bacata da anni di marketing si chiede perchè degli ospiti dovrebbero sottoporsi alla sofferenza di non vedere la luce per ore (l’hotel è volutamente buio, ma tanto buio), essere trattati male dal personale scorbutico (poveretti, non vedono mai la luce!), dormire in camere/loculi con bagni striminziti, pagare comunque molto e non avere un frigobar in camera, bensì una guest canteen (chiamano così delle macchinette distributrici di merendine). Lo so che il marketing non è più quello di una volta. Ribadisco: ampi spazi di miglioramento, ma veramente molto ampi
  • ieri sera siamo state da Clo, una specie di wine bar dove con apposite card ci si mesce autonomamente vino al bicchiere e poi si studiano le schede grazie al tavolo/touchscreen. Idea simpatica, formaggi e salumi molto banali, unica originalità qualche pezzetto di carta proveniente dall’involucro del prosciutto, ovviamente trasportato già affettato. Ancora una volta: ampi spazi di miglioramento